di Giuliano Fausti
AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica
Nei primi anni del XX secolo, l’Italia e la sua nuova Capitale sentono l’esigenza di riappropriarsi dell’affaccio sul Mediterraneo. L’intento è quello di riportare Roma al mare, com’era già avvenuto ai tempi degli antichi romani. Si promuove così la trasformazione di Roma in una città marittima ed industriale, perseguendo un concetto figlio dell’espressione del mondo liberale positivista, antecedente a Mussolini e al Fascismo. Viene fondato nel 1904 il “Comitato Pro Roma Marittima”, presieduto da Paolo Orlando, al fine di creare un’opinione pubblica favorevole e capace di forzare l’intervento diretto dello Stato e delle amministrazioni pubbliche locali.
Il 1911, anno dell’Esposizione Internazionale di Roma voluta per celebrare i 50 anni dell’Unità d’Italia e mostrare i progressi compiuti dalla Nazione ormai consolidata, segna una data importante per le sorti di questo territorio: si innesca infatti una operazione geo-politica, il cui fine è ridare alla Capitale la sua porta sul mare, Ostia appunto (dal latino ostium, porta). Roma Marittima ed il suo porto si delineano così come un’operazione sia di grande pianificazione urbana che simbolica: la ‘spiaggia romana’ sarebbe dovuto divenire il simbolo del risveglio economico e morale della Capitale e di tutta la Nazione, un luogo di rappresentanza in grado di ospitare manifestazioni e celebrare la potenza della Nuova Italia.
Trascorsi quasi cento anni dall’affidamento dell’incarico di redigere il primo piano per Roma Marittima all’Associazione artistica fra i cultori d’Architettura, avvenuto nel 1916, è doveroso valutare gli esiti di questa operazione.
Mancando l’indirizzo di un preciso intervento statale, il litorale romano ha assunto i caratteri di una periferia con il mare, perdendo le tracce della sua storia e del ruolo che agli inizi del Novecento l’Italia aveva pensato per il suo affaccio sul Mediterraneo. Nel 1949 il Lido di Roma cambia la sua denominazione ufficiale in Lido di Ostia. Esso non è più associato all’idea di potenza della nazione ed è del tutto privo dei caratteri celebrativi che si proponeva di affidargli. Ostia è piuttosto inserita dell’immaginario della Domenica d’Agosto, titolo significativo della celebre pellicola di Luciano Hemmer ambientata proprio nel litorale romano.
Nel suo essere periferia di Roma, Ostia è risultata più vulnerabile al disagio sociale, vittima dell’assenza di una stratificazione consolidata, carattere non acquisito in quanto ‘città di fondazione’ nata per precisi scopi politici ma poi abbandonata al proprio destino. Ed è così che il litorale romano diviene tristemente noto come scenario dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini, avvenuto il 2 novembre 1975 in uno squallido sterrato non lontano dal mare, adiacente a una baraccopoli estiva dove il proletariato romano soleva trascorrere le sue povere vacanze fingendo di essere in villa.
La drammaticità dell’abbandono di Ostia nelle mani del malaffare riesce ad arrivare nei titoli dei quotidiani nazionali grazie alla ‘serrata dei commercianti’: un lunedì del Novembre 1991 si abbassano le saracinesche di tutti gli esercizi commerciali ostiensi come segno di protesta contro la dilagante corruzione che affliggeva il territorio. A seguito di questo terremoto, che portò in carcere un assessore provinciale, il direttore generale del Condono Edilizio e la sua segretaria, geometri, vigili urbani e consiglieri municipali, il Prefetto di Roma, per la prima volta nella storia della Repubblica, sciolse il Municipio di Ostia e l’Onorevole Marco Pannella lo guiderà per cento giorni.
L’evento riesce a dar voce al malessere della popolazione, la cui “consapevolezza delle potenzialità del luogo ha originato un processo lungo e complesso nel quale il rifiuto di un ruolo subalterno e le tensioni miranti ad una valorizzazione piena delle risorse si sono intrecciate con le spinte di decentramento prima e all’autonomia poi, fino al referendum dissociativo da Roma”¹. È in questo contesto che si colloca il progetto dell’architetto Raffaele Panella per la Città amministrativa e dei servizi centrali della XIII Circoscrizione, redatto nel 1994 su incarico dell’imprenditoria locale, raccolta sotto il nome di SINESI, in vista di un “concreto profilarsi di un assetto metropolitano per Roma che conferirebbe alle realtà locali, a Ostia in primo luogo, il rango di Comune metropolitano”². Tale progetto rimarrà sulla carta.

Per far fronte alla crescente voglia di autonomia, l’Amministrazione centrale Capitolina permette e promuove, a distanza di pochi anni, una serie di interventi volti a ristabilire un rapporto con la realtà locale di Ostia, promuovendo il proprio rinnovato interesse per il territorio e tentando di sopperire alla mancanza di attenzione da parte dell’organo comunale sofferta dai cittadini del litorale romano.
Il primo esempio da riportare è l’intervento di recupero delle ex officine della Meccanica Romana, dismesse nel 1974. I fabbricati, risalenti al ‘29 e realizzati con l’intento di porre le basi per uno sviluppo industriale del Lido di Ostia, dovevano costituire il nucleo originario di un insediamento produttivo servito dalla ferrovia Roma- Lido adiacente. Il fallimento di questa operazione lascia isolata questa costruzione, inizialmente impiegata nella produzione di macchine agricole, poi adibita a fonderia, per tornare a produrre macchinari ed aggiustare i vago- ni della Roma-Lido dall’immediato dopoguerra fino agli anni ‘70.
Il complesso di archeologia industriale è oggetto di una prima proposta di riqualificazione, con un programma dettato dalla posizione di cerniera tra l’Ostia moderna e l’Ostia archeologica: “la sua vasta cubatura architettonica dovrà sopperire a una cronica mancanza di spazi delle strutture direzionali e operative della Soprintendenza archeologica di Ostia, oltre a rappresentare un nuovo sviluppo degli spazi di deposito ragionato del materiale archeologico e di esposizioni museali”³. Il fallimento dell’acquisizione da parte dello Stato del manufatto ridimensiona la rilevanza culturale dell’intervento con l’introduzione di una nuova destinazione d’uso: i fabbricati dismessi saranno infine convertiti in una delle più grandi multisala cinematografiche d’Europa, Cineland.
Seguirà nel 2001 la realizzazione del Nuovo Porto Turistico di Ostia in prossimità della foce del fiume Tevere, inserita in un’operazione di riscatto urbanistico del quartiere di Ostia ponente. L’intervento prevede infatti la rigenerazione urbana dell’intero quadrante del litorale, con la realizzazione di un grande parco naturalistico alle spalle della zona portuale ed il restyling del lungomare di ponente.
Nel 2007, Ostia è culla del primo Punto Verde Qualità di Roma Capitale con la realizzazione del Parco del Canale dello Stagno, frutto di una collaborazione tra Pubblica Amministrazione ed intervento privato.
A dare impulso all’economia e alla capacità attrattiva del nucleo centrale di Ostia sarà la realizzazione del Centro Commerciale Naturale Lido di Roma nel 2011, in una vasta area sottratta alle automobili e resa a fruizione esclusivamente pedonale.
Viene poi inaugurato nel 2012 l’Ex [de]Po’, primo esempio in Italia di polo espositivo pubblico realizzato in Project-Financing, intervento destinato a riqualificare e bonificare un’area precedentemente adibita a deposi- to di mezzi per il trasporto pubblico. Ad oggi, però, la rinnovata mancanza di un preciso indirizzo pubblico ha determinato una non completa utilizzazione di uno spazio dalle molteplici potenzialità, che risulta sottoutilizzato.
La cronistoria degli ultimi sviluppi di Ostia è, dunque, un’elencazione di idee interrotte, di progetti mai realizzati ed occasioni perse. Nell’ambito della manifestazione per il Centenario di Roma Marittima ci interroghiamo quindi sulle sorti del litorale romano: limitarlo ad ospitare le domeniche al mare o riscoprirne i valori per il quale è nato? I 14 km di costa della Capitale di Italia sono uguali o diversi dagli altri 7.458 km di costa italiana, confine di Stato?
NOTE
(1) (2) La città interrotta, a cura di F. Coppola, G. Fausti e T. Romualdi, Roma 1997, p. 313.
(3) Memorabilia: il futuro della memoria, a cura di F. Perego, Roma 1987, vol. 3 p. 269.
da Centenario Roma Marittima Cento Anni di Architettura, Atti del Convegno