Le Secche di Tor Paterno, un patrimonio da valorizzare
di Filippo Fratini, Naturalista e Biologo Marino
Cernie, murene, coralli duri, gorgonie, alcionari, coloratissimi nudibranchi (…)
Non è l’elenco degli animali che possiamo osservare in Mar Rosso, nella Grande Barriera Australiana o nelle più rinomate località del Mediterraneo, ma è ciò che i subacquei possono ammirare a Tor Paterno, a circa 6 miglia al largo di Ostia dove, su di un fondale di sabbia e fango, si erge una formazione rocciosa, una vera e propria “isola” totalmente sommersa, delimitata da grandi boe gialle. La vetta dell’isola raggiunge i 18m di profondità e degrada lentamente fino ai 60m. Dal 2000 questa zona è stata decretata Area Marina Protetta (AMP), unica AMP italiana ad essere totalmente isolata dalla terra ferma.
Ma quali sono le caratteristiche che rendono questa area così ricca di vita marina?
Il Fiume Tevere che sfocia a Nord scarica in mare preziosi nutrienti (prevalentemente fosfati e nitrati) che rendono estremamente produttive e spesso torbide le acque del litorale laziale. La presenza del fiume, se da un lato riduce la visibilità danneggiando la fruizione da parte dei subacquei, dall’altro permette la crescita rigogliosa di molti organismi sospensivori, anche a basse profondità (sopra i 30m). Va detto, inoltre, che le Secche di Tor Paterno ospitano due degli hotspot più importanti per la diversità specifica del Mediterraneo: La Prateria di Posidonia oceanica e il Coralligeno.
La Posidonia oceanica è una pianta fanerogama (ha radici, fusto, foglie, fiori e frutti) che forma delle praterie sottomarine assimilabili alle foreste terrestri. Oltre a produrre ossigeno e a catturare anidride carbonica, le Praterie di Posidonia sono il sito ideale per la riproduzione e l’accrescimento di numerosi animali marini che trovano riparo tra le sue foglie e nel groviglio di rizomi (chiamato matte) che si trova alla base della prateria. A Tor Paterno le praterie di Posidonia sono situate nella parte più superficiale, su quello che viene chiamato il “cappello” della secca, maggiormente esposto ai raggi solari. Nuotando qualche metro sopra le foglie è facile trovarsi circondati da banchi di Salpe (Sarpa salpa) per nulla spaventate dalla presenza dei subacquei. Scendendo più in profondità, si assiste ad un graduale passaggio tra la prateria di Posidonia e il Coralligeno, raggiungendo dapprima una zona di “pre-coralligeno” nella quale si alternano macchie di P.oceanica e biocostruzioni.
Tra gli animali bentonici più affascinanti di questa zona, ricordiamo il madreporario coloniale Cladocora coespitosa, la gorgonia bianca (Eunicella singularis) entrambi ospitano alghe unicellulari le zooxantelle all’interno dei propri polipi in una relazione di simbiosi mutualistica, e gli spirografi (Sabella spallanzanii), simili a meravigliosi fiori marini, che in realtà sono vermi policheti. È in questa zona, intorno ai -22m, che abbondano le Cernie brune, (Epinephelus marginatus), ma anche le rosse (Mycteroperca rubra) e le dorate (Epinephelus costae), oltre che murene (Murena helena) e gronchi (Conger conger), che fanno capolino dalle loro tane, e grandi polpi (Octopus vulgaris) che, con le loro braccia recise, mostrano i segni di battaglie passate. È possibile assistere, poi, al volo elegante della splendida aquila di mare (Myliobatis aquila), pesce cartilagineo che soprattutto in estate frequenta le Secche.
A sinistra una seppia (Sepia officinalis) mollusco cefalopode, a destra l’ambiente di Tor Paterno a circa -20m
Scendendo sulla batimetrica dei 27m, le Secche danno sfoggio di un ricco Coralligeno, opera di alghe rosse corallinacee e invertebrati (biocostruttori), in grado di costruire il substrato accumulando strutture calcaree. Spugne, briozoi, gorgonie gialle e rosse abbondano. Splendidi ventagli si orientano in maniera perpendicolare alle correnti dominanti e con i polipi aperti per catturare i microorganismi trasportati dal mare. Basta una buona torcia per restituire i colori sottratti dall’oscurità; il rosso viene esaltato dai fasci luminosi; così, scorfani (Scorphaena scrofa), gorgonie rosse (Paramuricea clavata), tunicati (Halocinthia papillosa), stelle marine (Ophidiaster ophidianus, Hacelia attenuata) e nuvole di castagnole rosse (Anthias anthias) accompagnano la nostra immersione con il loro rosso sgargiante. Macchie gialle picchiettano il paesaggio sottomarino, per la presenza del piccolo madreporario (Leptopsammia pruvoti), delle grandi gorgonie gialle (Eunicella cavolinii) o ancora della gorgonia estremamente ramificata (Leptogorgia sarmentosa) e del raro zoantario parassita, noto come corallo d’oro o falso corallo nero (Savaglia savaglia).

Animali di tutte le forme e dimensioni, dunque, animano la biodiversità delle Secche di Tor Paterno; basterà soffermarsi su piccole porzioni di roccia alla ricerca di nudibranchi, cipree, policheti oppure gettare lo sguardo nel blu alla ricerca dei grandi pesci come i dentici (Dentex dentex) o i palamiti (Sarda sarda), ma anche i delfini (Tursiops truncatus), gli squali come la verdesca (Prionace glauca) o lo squalo volpe (Alopias vulpinus) e le tartarughe (Caretta caretta). Attenzione ai piccoli anfratti, infine! Vi si nascondono le aragoste (Palinurus elephas), e nelle tane più grandi, danzano le corvine (Sciaena umbra) e le musdee (Phycis phycis).
Quelli citati finora rappresentano solo una piccola parte degli organismi che popolano il mare di Roma, un “capitale naturale” oltre gli stabilimenti, gli ombrelloni, i lettini e i locali. Un patrimonio da conoscere, difendere e valorizzare, che troppo spesso ignoriamo e che fa parte della storia e della natura del nostro territorio.
Bibliografia:
- Mappaggio, valutazione, monitoraggio di risorse sottomarine per lo sviluppo sostenibile del turismo subacqueo nell’Area Marina Protetta Secche di Tor Paterno (E. Trainito 2014)
- Coralli del Mediterraneo (E.Trainito- R. Baldacconi 2016 il Castello srl)
- Secche di Tor Paterno (2008 L. Marini)
Foto di Alessandro Diotallevi